Maltrattamenti in Famiglia tra Gelosia e Islam – Il Piccolo 8.06.2018

Forse per una forma di malata gelosia. O forse perché la riteneva “sua” e nessun altro poteva permettersi di guardarla troppo. La donna doveva ingrassare, e tanto, per non essere desiderata dagli altri uomini. Anche questo voleva il compagno-padrone per la fidanzata. E lei, in mesi di violenze e umiliazioni, mangiava per  disperazione.

Il prossimo mese potrebbe arrivare a sentenza un processo che vede imputato un trentacinquenne di origini tunisine accusato di maltrattamenti nei confronti della convivente triestina, quarantacinquenne. L’uomo è dunque  più giovane di dieci anni.  Le rispettive identità restano comunque sotto riserbo perché di mezzo ci sono due figli piccoli, uno di sei e l’altro di sette anni.

La donna ha denunciato una serie di aggressioni e umiliazioni subite durante la relazione. Violenze verbali, fisiche e psicologiche quasi sistematiche che costringevano la signora a vivere in una condizione di protrazione.

«Sei una pazza, una handicappata, sporca», le urlava l’uomo che arrivava addirittura attribuirle la responsabilità della scarlattina e dei pidocchi dei figli.

La convivente è stata anche picchiata in più di un’occasione. In un episodio, in particolare, la quarantacinquenne ha riportato una ferita sopra l’occhio. Forse un pugno in faccia, come si presume. Quanto accaduto è stato comunque refertato dal pronto soccorso di Cattinara. E fa parte degli atti processuali. Fatti che si sarebbero verificati e ripetuti – stando a quanto sostiene la quarantacinquenne triestina – da marzo 2012 a settembre 2016. Quattro anni di sofferenze.

Del caso si è occupato anche il Tribunale dei minorenni. Lo ha fatto  per tutelare i figli, protagonisti e vittime di un odio familiare durato anni.

Durante le udienze in tribunale è emerso anche che il padre, musulmano praticante, avrebbe portato in casa un agnello sgozzato e scuoiato. Avrebbe disteso l’animale nel soggiorno di casa adagiandolo su un cellophane, sotto gli occhi dei due bambini. La mamma ha fotografato tutto. E le immagini, da quanto risulta, fanno parte del fascicolo d’inchiesta. «L’agnello era squartato e insanguinato, era per terra – è stato confermato nelle deposizioni raccolte nell’inchiesta- e i bambini stavano lì».

La prossima udienza, forse decisiva, si terrà davanti al giudice Marco Casavecchia. Ma l’uomo, che era stato rinviato a giudizio dal giudice Luigi Dainotti su richiesta del pubblico ministero, deve essere ancora sentito in tribunale: finora sono stati auditi i testi del pm, quelli della persona offesa (la donna, che peraltro si è costituita parte civile), i genitori della vittima e alcuni assistenti sociali. Manca dunque ancora l’esame dell’imputato, tutelato dall’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano.

La circostanza secondo cui la donna sarebbe stata indotta a mangiare di più del dovuto, per ingrassare e rendersi meno attraente agli occhi altrui, è spuntata durante una fase processuale.

«Mangiava per disperazione», hanno raccontato i genitori in un’udienza, lasciando intendere il problema della gelosia. Un aspetto, questo, che rispetto al quadro generale rappresenta forse solo un dettaglio di tutta la storia. Ma emblematico di cosa probabilmente accadeva in famiglia.

Tutti fatti da dimostrare, anche perché è l’uomo stesso che – stando a quanto si apprende – sostiene di aver subìto maltrattamenti dell’ex compagna. Comportamenti del genere forse erano reciproci. Sarà il tribunale  ad accertarlo nelle prossime udienze in programma.

I litigi, in casa, erano comunque continui. La donna, peraltro, accusa l’ex convivente di avergli sottratto il bancomat tanto da non poter nemmeno farle più la spesa.

 

Gianpaolo Sarti

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IL Piccolo 02.07.2018

IL Piccolo 03.07.2018

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