Condanna Cassazione – Omicidio Giraldi – Il Piccolo 30.06.2019

Andrà in carcere il quarantaseienne Antonio Fiore, l’uomo accusato di concorso nell’omicidio del tassista Bruno Giraldi. La Cassazione ha infatti respinto il ricorso presentato alla sentenza della Corte d’Appello emessa l’anno scorso.  La Corte suprema ha confermato i 12 anni di reclusione.

Si chiude così il cerchio su un delitto che si era consumato quasi sedici anni fa, la notte del 23 novembre 2003: Giraldi era stato ucciso nei pressi del Canale Navigabile, in Riva da Verrazzano, a bordo del suo taxi.

I dodici anni di detenzione che nel 2018 sono stati stabiliti in Appello, decisi dopo quattro ore di Camera di Consiglio, ricalcavano la pena decretata nel processo di primo grado (in rito abbreviato) dal giudice Giorgio Nicoli. Il giudice  aveva accolto nel processo le richieste formulate da Lucia Baldovin e Federico Frezza, i due pm che si erano occupati della complessa inchiesta.

Un’indagine approdata a una svolta clamorosa dopo che gli investigatori della Squadra Mobile e dei Carabinieri erano riusciti a risalire a Fiore.

Era accaduto, a distanza di anni, nell’agosto del 2014: gli agenti avevano scoperto che la pistola usata per uccidere Giraldi, una Beretta 7.65 dalla matricola abrasa, era proprietà proprio di Antonio Fiore, noto con il soprannome di “Anton” negli ambienti dello spaccio cittadino. Una scoperta rocambolesca, in realtà: l’arma era stata rinvenuta nel corso di un’indagine per droga nella casa di Silvano Schiavon, 46 anni, durante una perquisizione dei Carabinieri del Nucleo investigativo. Nell’estate del 2014, grazie agli accertamenti dei Ris di Parma, era stato possibile collegare la rivoltella all’omicidio Giraldi.

L’inchiesta era proseguita con una perizia balistica, affidata a Luigi Bombassei De Bona, un tecnico considerato tra i maggiori esperti d’armi. Gli accertamenti tecnici avevano poi dimostrato che il bossolo calibro 7,65 mm Browning, cioè proprio quello che aveva ucciso Giraldi, proveniva dalla pistola semiautomatica Beretta modello 70 calibro 7.65.

Come appurato dagli investigatori, il bossolo era stato esploso da quell’arma durante una lite tra lo stesso Giraldi e Fiore per il pagamento della corsa in taxi. A quel diverbio aveva assistito Fabio Buosi, ritenuto inizialmente l’autore del delitto e già condannato.  I primi sospetti su Fiore erano emersi già dalle dichiarazioni di Alfonso Forgione, 32 anni, un suo ex amico. L’uomo, durante gli interrogatori, aveva riferito delle confidenze avute dallo stesso Fiore: «Dopo circa due mesi dall’omicidio, in un nostro incontro casuale, lui (Fiore, ndr) mi ha detto testualmente: “Hai visto il telegiornale?”. E poi: “Ho ammazzato io quel tassista”. Io sono rimasto senza parole, non sapevo che cosa dire». —

GianPaolo Sarti

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