La sessualità femminile evidentemente terrorizza – Il Piccolo 28.06.22

La deriva oscurantista che arriva da oltreoceano in tema di aborto provoca rabbia e indignazione. Non stiamo parlando dello stato di schiavitù delle donne afgane, ma della chiusura dell’occidente al diritto della donna a disporre del proprio corpo, del proprio piacere -o dispiacere- e a decidere sulla procreazione.

In Italia, nonostante la L. 194/78 che ha reso lecito l’aborto, il 70% dei medici che avrebbe titolo per eseguirlo è obiettore e ciò lo rende di fatto, in varie zone, non praticabile tramite sistema sanitario nazionale.

In paesi quali Svezia e Finlandia, ma anche in Bulgaria, l’obiezione di coscienza non è neppure ammessa e gli studenti con idee poco chiare sul punto vengono indirizzati neppure ad altre specialità, ma direttamente ad altre facoltà.

Ipocrisie. Prima della legge 194 in Italia l’aborto esisteva comunque dalla notte dei tempi e veniva praticato dalle così dette “mammane” o, per chi se lo poteva permettere, direttamente da veri medici; poiché la pratica era illegale, il medico si recava dalla gestante con addosso una maschera sul volto, praticava l’interruzione della gravidanza con i mezzi a disposizione e nelle condizioni igieniche che possiamo immaginare e se ne andava. Infezioni, dolori atroci, emorragie e spese di procedura a carico della ex-gestante, se sopravviveva.

Se per povertà, per relazioni extra-coniugali socialmente non ammesse, per prostituzione, per crimini di guerra (sì, esistono anche quelli…) o per sacrosanta scelta di non voler essere madri si impedisce questo diritto fondamentale all’autodeterminazione sul corpo della donna, si alimenta un mercato illegale; accade quindi come corollario che o si mette in pericolo la salute della donna o aumenta l’abbandono di orfani. In passato era la c.d. “ruota degli esposti” che ha coniato cognomi quali “Trovato, d’Avanzo, Buttò, Diotallevi..” e altri.

E poichè l’aborto viene praticato perlopiù tra le donne più giovani, condannare una donna a essere madre porta come conseguenza l’abbandono scolastico precoce, la distruzione di un progetto di vita, difficoltà economiche e il rischio della galera per chi aiuta chi quella gravidanza ha diritto di non volerla.

“Mai più nessuna deve passare il mio calvario..” si è ripromessa una giovane Emma Bonino, che ha sfidato, vincendo, quello che ad oggi è ancora un affare di Stato, il controllo del corpo degli individui: la pandemia insegna. Grazie Senatrice.

Siamo noi donne a restare incinte, siamo noi a partorire, siamo noi a decidere se partorire o abortire. La scelta è solo nostra, con o senza leggi. Vi saranno sicuramente tanti padri che quel figlio lo vogliono intensamente e già lo amano più di se stessi, ma finchè non nasce decisioni pluri-condivise non sono proponibili.

Giovanna Augusta de’Manzano

Il Piccolo 28.06.2022 – Leggi articolo

 

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