Le video chiamate in carcere diventino la norma – Il Piccolo 27.04.2023

Se i sentimenti avessero una logica controllabile, sarebbero ragionamenti. Al netto di un senso socialmente indotto di vergogna e al netto di una dilagante ipocrisia, beato chi non si è mai trovato in attesa di una telefonata da parte di una persona cara detenuta in carcere.
Angoscia, impotenza, senso di abbandono sono gli stati d’animo di chi, da libero, vive il tempo come sospeso e attende.
Chi scrive si è ritrovata catapultata esattamente in quella condizione di attesa. Figuriamoci come si sente chi libero non è.
Da disposizioni contenute nell’Ordinamento penitenziario le telefonate consentite sono nel numero di una a settimana per dieci minuti; può essere concessa una telefonata supplementare per esigenze particolari (esempio: padre carcerato di due figli che vivono con le rispettive mamme).
Le telefonate sono a carico del detenuto, quindi solo chi ha soldi può telefonare.
Con la pandemia sono state introdotte le video chiamate al posto dei colloqui in presenza, nel numero quindi di sei al mese, ciò per contenere gli effetti dell’isolamento, cioè rivolte, morti, paura.
Le chiamate normali sono state aumentate a una al giorno.
D’altra parte sono stati 84 i suicidi nelle carceri di tutta Italia nell’anno 2022.
È indubbio che le video chiamate cambiano la qualità del rapporto e la qualità della vita per chi sta dentro e per chi sta fuori dal carcere.
Si consideri poi che nel carcere di Trieste il numero di stranieri detenuti è alto, per cui per loro vedere i parenti lontani è spesso impossibile per tutta la durata della detenzione se non in video chiamata.
A fronte di chi ritiene che il sistema carcerario sia allo stato fallimentare quanto meno sotto il profilo rieducativo e di reinserimento sociale del condannato, auspico veramente che il “miracolo” delle video chiamate, con la forza d’animo che deriva dai contatti quotidiani, che ti riattaccano alla vita, diventi la regola.
Stati che io considero di emergenza a parte, uno vero è quello dato della condizione carceraria, di cui ci si dimentica troppo spesso.


Giovanna de’ Manzano

Il Piccolo 27.04.2023 – Leggi articolo

 

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