Viste le note polemiche in atto, una difesa all’attrice Laura Chiatti si impone. L’attrice ha dichiarato in una recente intervista: “Non tollero l’uomo che si mette a fare il letto, dare l’aspirapolvere. Mi abbassa l’eros, me lo uccide…io cucino e tutto il resto, sono all’antica in questo senso con certi ruoli.”
Nell’esprimere una semplice preferenza individuale nel variegato e polimorfo mondo dell’eros, sono subito intervenute le custodi dell’ortodossia che, nel rivendicare la libertà e l’emancipazione della donna, hanno di fatto imposto un modello non solo di comportamento, ma addirittura di desiderio e di atteggiamento interiore, scomunicando l’attrice per i suoi desideri “sconvenienti”.
La polemica non è sorta in opposizione al patriarcato in nome della libertà, visto che nasconde la sottile volontà di una rigorosa osservanza di un modello ideologico alternativo, ma altrettanto violento, modello tale per cui i lavori di casa sono considerati lavori “inferiori”, tanto che dovrebbe farli l’uomo e non la donna. Di fatto quindi tale modello ideologico ha inferiorizzato l’uomo. Più che un tentativo di liberazione della donna la polemica ai desideri della Chiatti ha eletto un genere, quello maschile, a vittima.
Il modello ideologico di partenza tale per cui la donna/madre è sempre vittima e l’uomo/padre è perlopiù violento – o quanto meno “cattivo”- è pericoloso perchè trova spesso un riconoscimento ufficiale, basti pensare in caso di collocamento dei figli di coppie separate alla c.d. maternal preference, che è assurta a criterio privilegiato per il collocamento dei minori non solo di tenera età. Tale criterio viene applicato, quanto meno in sede di provvedimenti provvisori del Tribunale, in luogo di un’indagine approfondita – posticipata forse a un momento successivo – su quale dei due genitori dimostri maggiori competenze nella cura e nell’educazione dei figli.
Conseguenza inevitabile di questa preferenza di genere è la perdita dei rapporti con i figli e con esso la disponibilità della propria abitazione, spesso frutto dei sacrifici di una vita immolata quindi sull’altare dell’ideologia. Simmetricamente si permette alle madri una rendita di posizione, data quanto meno dall’abitazione, per il solo fatto di appartenere a un genere, che non garantisce in assoluto maggiori competenze genitoriali, date spesso – e scorrettamente – per scontate. È questo quello che succede nella vita di tutti i giorni, al netto delle polemiche circa i desideri intimi della Chiatti.
Dispiace che la Chiatti si sia dovuta sùbito difendere con l’abiura, per evitare la scomunica, diminuendo quindi la portata del proprio insindacabile sentire e quindi la propria identità, giustificandosi dicendo “è stata una battuta goliardica.”
Giovanna de’ Manzano