Rapisce il figlio che non può vedere da mesi, l’intervento di polizia è da film – Trieste Prima 02.03.2025
Rapisce il figlio che non può vedere da mesi

Una madre quarantenne preleva dall’asilo il figlio minore affidato a una comunità perché non lo vedeva da mesi nonostante gli incontri con gli assistenti. Una vicenda dai contorni poco chiari con protagonista un bambino di tre anni traumatizzato e una madre disperata

Un minore di tre anni collocato in una comunità e una madre sospesa dalla responsabilità genitoriale che da due mesi non riesce a vedere il figlio, nonostante i tanti solleciti e diversi incontri con gli assistenti che finora non le hanno fatto vedere il piccolo. Sono i protagonisti di una storia dai contorni poco chiari avvenuta lo scorso 27 febbraio. La donna, un’operatrice socio sanitaria quarantenne, si reca fuori dall’asilo frequentato dal figlio. Il bambino, quando la vede, le corre incontro. Lei lo prende e se lo porta via. Segnalata la cosa dalle educatrici, la donna, a bordo della sua auto, è inseguita e successivamente fermata dalla polizia in Veneto, a Portogruaro, insieme alla figlia adolescente. Ma il bambino non è in auto. La donna e la figlia vengono condotte in questura, raggiunti dall’avvocato della madre Giovanna Augusta de’ Manzano. Intanto gli inquirenti rintracciano il figlio minore a casa del fratello della donna a Brescia. Motivo per il quale la madre si catapulta nella città lombarda. Sono intervenute dodici pattuglie tra carabinieri, polizia e vigili urbani. Un intervento, potremmo dire, all’americana. Pare avvenga nella notte una colluttazione e alla madre viene anche contestato il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Nel frattempo viene portata in ospedale e quindi liberata.

Il bambino traumatizzato

La donna 42enne, madre di altri quattro figli oltre al piccolo di tre anni, ha riferito di aver trovato il figlio “vestito con indumenti non adeguati alla fredda temperatura esterna, tanto che era raffreddato; appena ha potuto il piccolo ha chiesto di essere lavato. Ha detto che era felice che eravamo andati a prenderlo e di non voler rientrare dove era prima. Ha stranamente chiesto di poter aver biscotti e cioccolato, richieste mai fatte prima d’ora, visto che a casa nostra non gli mancano né biscotti né altro”.

L’intervento dell’avvocato

L’avvocato de’ Manzano ha dichiarato che “quanto occorso alla mia assistita è sintomatico del fatto che occorre investire nella prevenzione delle fragilità familiari e sociali; la madre era ovviamente disperata perché non riusciva a vedere il proprio figlio, collocato in comunità già da due mesi. Il trauma che ha subìto quel bambino, privato dei propri genitori per così tanto tempo, è devastante tanto quanto il dolore della madre che l’ha spinta a tali gesti. Un ringraziamento va in ogni caso al personale della Squadra mobile della questura di Trieste per lo zelo e il tatto dimostrato – nelle lunghe ore trascorse in quegli uffici – nei confronti della madre e della figlia minore li’ presente”.


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