𝘓’𝘶𝘰𝘮𝘰 𝘦𝘳𝘢 𝘴𝘵𝘢𝘵𝘰 𝘤𝘰𝘭𝘱𝘪𝘵𝘰 𝘥𝘢 𝘪𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘯𝘦𝘭 2018. 𝘚𝘶𝘢 𝘧𝘪𝘨𝘭𝘪𝘢, 𝘥𝘪𝘷𝘦𝘯𝘶𝘵𝘢 𝘢𝘮𝘮𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘰𝘳𝘦 𝘥𝘪 𝘴𝘰𝘴𝘵𝘦𝘨𝘯𝘰, 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘚𝘵𝘳𝘰𝘬𝘦 𝘜𝘯𝘪𝘵 𝘥𝘪 𝘊𝘢𝘵𝘵𝘪𝘯𝘢𝘳𝘢 𝘥𝘪 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘳𝘳𝘰𝘮𝘱𝘦𝘳𝘦 𝘭’𝘪𝘥𝘳𝘢𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘦 𝘭’𝘢𝘭𝘪𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘢𝘳𝘵𝘪𝘧𝘪𝘤𝘪𝘢𝘭𝘦, 𝘤𝘰𝘯𝘴𝘪𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘦 𝘤𝘶𝘳𝘦 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘤𝘩𝘦. 𝘐𝘭 𝘱𝘦𝘳𝘴𝘰𝘯𝘢𝘭𝘦 𝘢𝘷𝘦𝘷𝘢 𝘯𝘦𝘨𝘢𝘵𝘰 𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘤𝘩𝘪𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘦 𝘳𝘪𝘮𝘦𝘴𝘴𝘰 𝘭𝘢 𝘥𝘦𝘤𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘯 𝘤𝘢𝘱𝘰 𝘢𝘭 𝘨𝘪𝘶𝘥𝘪𝘤𝘦 𝘵𝘶𝘵𝘦𝘭𝘢𝘳𝘦.
Asugi viene condannata a un risarcimento per non aver interrotto le cure all’84enne Claudio de’Manzano, colpito da ictus nel dicembre del 2018, per “violazione del diritto alla autodeterminazione” e il “danno per una condizione di protratta e totale inabilità permanente”. L’azienda risarcirà quindi alla figlia e amministratrice di sostegno dell’uomo la somma di 25mila euro più metà delle spese legali (12mila euro).
𝗜 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗶
L’uomo, dopo l’ischemia cerebrale, era in una condizione di disabilità grave e irreversibile, impossibilitato a parlare e a camminare, con una mobilità molto ridotta. La figlia del paziente, Giovanna Augusta de’ Manzano, divenuta amministratore di sostegno, aveva chiesto alla Stroke Unit di Cattinara di interrompere l’idratazione e l’alimentazione artificiale, considerate cure mediche. Il personale aveva negato la richiesta e rimesso la decisione in capo al giudice tutelare, come previsto dalla norma sul biotestamento. Nemmeno il giudice aveva acconsentito all’interruzione delle cure, quindi la figlia del paziente aveva deciso di portarlo alla Salus, che aveva invece accettato di ospitare l’uomo e di interrompere i trattamenti dopo averlo sedato.
Giovanna Augusta de’ Manzano, che è anche un avvocato del foro di Trieste, aveva quindi presentato un esposto in procura per verificare la condotta dei medici di Cattinara. La vicenda giudiziaria si è conclusa oggi con la condanna dell’azienda sanitaria (all’epoca AsuiTS) da parte del giudice Gloria Carlesso. Secondo la sentenza, il paziente avrebbe infatti deciso di “non prolungare la vita ove si fosse trovato in quelle condizioni”, che lo avevano portato a “un senso di impotenza e di frustrazione” avendo “leso la dignità della persona”.
𝗟𝗮 𝘀𝗼𝗱𝗱𝗶𝘀𝗳𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝗮𝘃𝘃𝗼𝗰𝗮𝘁𝗶
De’Manzano è stata difesa dall’avvocato Silvia Piemontesi, che dichiara: “Con motivazione a mio avviso ineccepibile il Tribunale di Trieste ha applicato i principi contenuti nella legge sul biotestamento, ridando centralità alle effettive volontà del paziente anche se espresse tramite l’amministratore di sostegno quanto al rifiuto dei trattamenti sanitari, previa ricostruzione delle effettive volontà precedentemente espresse dal malato. Quindi anche in assenza di disposizioni anticipate di trattamento è possibile accertare, e far rispettare, il dissenso del paziente ai trattamenti sanitari”.
Così dichiara invece Giovanna de’ Manzano: “Ho intrapreso questo percorso giudiziario insieme al mio difensore, che ringrazio anche per la sua determinazione, allo scopo non solo di rendere giustizia alla chiarissima volontà di mio padre, che è stata violata, ma anche per contribuire a cambiare la cultura intorno al tema del fine vita. Ritengo infatti che questa decisione costituirà un importante precedente giudiziario sul diritto all’autodeterminazione”.