Banda dei Rolex: presunto capobanda è latitante, ma nomina un legale e chiede l’abbreviato – Trieste Prima 15.01.2025

Il 34enne Kristjan Lumaj nomina l’avvocata de’Manzano. Prossima udienza in febbraio. Intanto una degli altri condannati, la 37enne Letizia Alaimo, ha depositato richiesta di appello. I rapinatori mettevano a segno rapine sottraendo orologi per diverse decine di migliaia di euro

RIESTE – Il presunto capo della “Banda dei Rolex”, anche se in stato di latitanza, riesce comunque a nominare un avvocato in fiducia, tramite il quale chiederà il rito abbreviato. La scorsa udienza, che ha avuto luogo lo scorso lunedì 13 gennaio, ha visto infatti la presenza dell’avvocato Giovanna Augusta de’Manzano, che ha riferito in aula di aver ricevuto la procura speciale da parte di Kristjan Lumaj, il 34enne albanese (ritenuto al vertice del sodalizio criminale) che ancora non era stato processato, appunto, perché irreperibile.

Gli altri membri della banda erano già stati invece condannati lo scorso maggio ma l’allora legale d’ufficio di Lumaj non era riuscito a mettersi in contatto con il suo assistito e non aveva quindi avuto la procura speciale per chiedere il rito alternativo. Ora Lumaj ha provveduto in tal senso, pur rimanendo ufficialmente irreperibile. L’avvocato de’Manzano non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito. Lunedì il giudice Alessio Tassan si è astenuto in quanto aveva già giudicato gli altri membri della banda, e la prossima udienza è stata fissata in febbraio.

Richiesta di appello per l’ex compagna
Continua nel frattempo la vicenda giudiziaria di un altro membro della banda, la 37enne triestina Letizia Alaimo, che alla fine dello scorso dicembre ha depositato la richiesta di appello tramite i suoi avvocati Antonio Santoro e Antonio Baici. Alaimo, ex compagna di Lumaj, è ritenuta la “mente” dietro le rapine e ha ricevuto la condanna più alta tra i sette condannati: nove anni e sei mesi di reclusione. I rapinatori della cosiddetta “Banda dei Rolex”, i nomi dei quali sono stati resi noti da un comunicato della Procura di Trieste l’anno scorso, sono stati condannati a un totale di 35 anni di carcere. Avevano perpetrato diverse rapine sottraendo alle vittime orologi da svariate decine di migliaia di euro. Un modus operandi consolidato fatto di passamontagna, pistole, aggressioni e minacce e sceglievano attentamente luoghi distanti dalle telecamere in cui colpire.

Le vittime
Diverse vittime si sono costituite parte civile, alcune del quali difese dagli avvocati Mariapia Maier, Antonio Cattarini e Gigliola Bridda. Tra suddette le parti civili ci sono anche gli imprenditori triestini Fabio Baldè, Simone Rossi e Fabio Galgaro, quest’ultimo raggiunto da un colpo di pistola al collo durante la rapina a poca distanza dalla sua casa a Monrupino. In quell’occasione l’atto criminoso rischiava di trasformarsi in una tragedia.

 


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