
Nessun collocamento in una comunità per il minore conteso da due genitori triestini. La Corte d’Appello di Trieste si è pronunciata in merito alla vicenda che nel 2020 aveva visto i giudici di primo grado decidere per un collocamento forzoso del bimbo in una comunità, togliendo così il minore, che oggi ha 9 anni, sia dalla madre che dal padre. I giudici di secondo grado avevano sospeso il provvedimento. Ora la prima sezione civile della Corte d’Appello, presieduta da Giuseppe De Rosa, ha deciso per l’affidamento condiviso del bambino, con il minore che vivrà a casa della madre, mediante il sostegno e il controllo dei Servizi sociali.
Lo stesso servizio del Comune, coadiuvato «dai servizi specialistici dell’Azienda sanitaria e con il coinvolgimento dei genitori nei termini ritenuti necessari, continuerà ad attuare il percorso terapeutico per il minore finalizzato a recuperare una relazione positiva con il padre e un rapporto equilibrato con entrambi i genitori», scrivono i giudici. Il Servizio sociale, chiamato anche a sorvegliare, garantirà lo svolgimento delle visite tra il padre e il figlio.
II legale, che ha affiancato la madre del bambino, l’avvocato Giovanna Augusta de’ Manzano, soddisfatta per il provvedimento, si limita a constatare come «alcuni genitori hanno una forza e una tenacia, che nasce dall’amore per il proprio figlio, che definire soprannaturale è dir poco. La mia assistita ne è un esempio». Perplessa invece Mariapia Maier, legale del padre, che valuterà se presentare ricorso in Cassazione.
«Non sono state seguite indicazioni precise e accurate circa la necessità di evitare rischi alla salute psicofisica del bambino e date da due consulenze tecniche d’ufficio – dichiara Maier –: la Corte si sta prendendo le responsabilità di quello che sarà il futuro di questo bambino. Il padre vigilerà con tutti i suoi strumenti sulla crescita del figlio».
Riproduzione riservata