Violenze reiterate sull’ex compagna, poi cambia pediatra al figlio per farle dispetto – Trieste Prima 30.08.2019

La presunta vittima era scappata da Napoli tre anni fa dopo un episodio di violenza, con contusioni da 15 giorni di prognosi. Si è poi rivolta al GOAP e a un avvocato difensore, l’avv. Giovanna Augusta de’Manzano, e l’uomo ha sporto denuncia contro entrambi. Ora, un nuovo atto persecutorio che potrebbe costargli fino a due anni di reclusione

Forse una ripicca ai danni dell’ex compagna, precedentemente maltrattata e perseguitata, e solo l’ultimo di una serie di comportamenti violenti e prevaricatori. Un uomo di nazionalità italiana sulla quarantina, all’insaputa della madre di suo figlio, avrebbe dichiarato di aver perso la tessera sanitaria del bambino di due anni, per farne così emettere un’altra e cambiare il medico di base. In realtà la tessera era in possesso della madre che, recatasi dalla pediatra, si è sentita dire che il piccolo non era più tra gli assistiti di quel medico. Questo perché il padre avrebbe fatto ‘carte false’ esercitando impropriamente il suo controllo senza avvertire la madre, a cui il bambino era stato affidato. A quel punto l’Azienda Sanitaria, adita con ricorso in autotutela, ha ripristinato il pediatra originale per poi mandare gli atti in procura.

Tre anni fa la presunta vittima era scappata da Napoli e si era rivolta al GOAP di Trieste in seguito ad alcuni episodi di maltrattamenti, tra cui uno refertato e documentato, con 15 giorni di prognosi per contusioni in seguito a calci. L’uomo ha poi sporto denuncia contro il GOAP e l’avvocato difensore della donna ma il tutto è stato archiviato dal GIP. Secondo fonti attendibili il padre è sempre stato oppositivo sui suoi doveri nei confronti del figlio (spese straordinarie, iscrizione all’asilo, assegni familiari, viaggi della madre e altro), tuttavia continua a beneficiare del diritto di visita stabilito dal tribunale, e vede il bambino saltuariamente in quanto lavora fuori Trieste.

 

Come goccia finale a una serie di comportamenti aggressivi nei confronti della famiglia, l’uomo avrebbe quindi agito in malafede, dichiarando il falso pur sapendo che la tessera sanitaria era in possesso della madre di suo figlio, con il probabile scopo di esercitare il suo potere a scopi persecutori. Concluse le indagini preliminari, sull’uomo grava ora l’accusa di falsità ideologica in atto pubblico (articolo 483 del codice penale, punibile con la reclusione fino a 2 anni).

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