
𝐿𝑎 𝐶𝑜𝑟𝑡𝑒 𝑑’𝐴𝑝𝑝𝑒𝑙𝑙𝑜 𝑑𝑖 𝑇𝑟𝑖𝑒𝑠𝑡𝑒, 𝑑𝑜𝑝𝑜 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑠𝑒𝑟𝑣𝑎𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑑𝑒𝑐𝑖𝑑𝑒𝑟𝑒 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐ℎ𝑒 𝑠𝑒𝑡𝑡𝑖𝑚𝑎𝑛𝑎 𝑓𝑎, ℎ𝑎 𝑐𝑜𝑛𝑓𝑒𝑟𝑚𝑎𝑡𝑜 𝑙’𝑎𝑠𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑠𝑎 𝑎𝑙 𝑝𝑎𝑑𝑟𝑒 𝑚𝑎 ℎ𝑎 𝑖𝑛 𝑝𝑎𝑟𝑡𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑜𝑙𝑡𝑜 𝑖𝑙 𝑟𝑒𝑐𝑙𝑎𝑚𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑑𝑜𝑛𝑛𝑎
TRIESTE – Nuova svolta nel caso della madre sfrattata dalla casa coniugale e ospitata a casa del proprio legale: la Corte d’Appello di Trieste, dopo essersi riservata di decidere qualche settimana fa, ha confermato l’assegnazione dell’abitazione al padre ma ha in parte accolto il reclamo della donna attraverso il suo difensore, l’avvocato Giovanna de’ Manzano. Dopo la permanenza a casa del proprio legale per due settimane, ora la madre è ospitata presso un alloggio del Goap – Centro Antiviolenza di Trieste, in attesa di una sistemazione più stabile. Stando a quanto si apprende, questo non rende di fatto possibili i pernottamenti del figlio di tre anni presso la madre, in quanto i Servizi Sociali del luogo di residenza del minore, in Provincia di Gorizia, hanno disposto che questi incontri sono possibili solo ove avvengano in un alloggio stabile, che non è stato ancora reperito.
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A parziale accoglimento del reclamo, come anticipato, è stato disposto l’affidamento condiviso, anche se permane il collocamento prevalente presso il padre (a cui il giudice di primo grado aveva affidato il minore in via esclusiva). Il genitore, difeso dall’avvocato Simona Stefanutto, dovrà inoltre corrispondere 200 euro in più oltre ai 600 previsti quale spese di mantenimento per l’ex moglie e ciò nel momento in cui la madre, attualmente senza lavoro, troverà una casa in locazione.
La travagliata vicenda giudiziaria ha inizio circa due anni fa con furiose liti nella coppia e accuse reciproche di violenza depositate davanti al giudice (in un caso la signora, asserendo di essersi difesa, procura al marito una ferita al labbro). Da qui la denuncia dell’uomo, in seguito alla quale interviene il Tribunale dei Minori di Trieste, che dispone il collocamento di madre e figlio in Comunità per finalità di controllo. Non essendoci però posti disponibili il bimbo viene collocato dal Tribunale presso il padre, che lo porta dai propri genitori, rimanendo la madre nella casa coniugale. Una volta avviato il processo di separazione tra i due all’inizio del 2024, il Tribunale di Gorizia assegna la casa al padre e dispone l’allontanamento della donna dall’abitazione, con sfratto esecutivo e Carabinieri al seguito. Da qui il ricorso in Corte d’Appello e la decisione comunicata qualche giorno fa.
“Accolgo con favore il riconoscimento delle capacità genitoriali materne, confermate nelle numerose relazioni dei Servizi Sociali” ha dichiarato l’avvocato de’ Manzano, sostenendo che “una decisione del genere sul piano pratico rischia di rimanere lettera morta se non vi sono le condizioni materiali per esercitare in modo diretto e concreto la genitorialità. Allo stato, infatti, le visite del minore alla madre sono state ridotte dai Servizi Sociali stessi per mancanza di uno stabile alloggio della mia assistita, che difficilmente lo reperirà in autonomia con questi introiti. Ringrazio il Goap di Trieste per aver accolto la madre”.
Così l’avvocato Stefanutto: “Avendo la corte d’appello confermato integralmente l’assegnazione della casa al padre, si è ribadito il principio per cui nessuno deve ritenersi sopra la legge. C’era massima fiducia sull’esito e non ci si può che augurare che questo possa rappresentare un nuovo inizio nei rapporti tra gli ex, partendo appunto e solo, dal rispetto delle decisioni giudiziarie e del diritto”.
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