La Stroke Unit prende posizione sul caso de’Manzano – Il Piccolo 25.06.2019

«Abbiamo rispettato la legge». Una dichiarazione breve quanto netta quella diramata dalla direzione dell’Asuits sul caso di Claudio de’ Manzano, l’ottantaquattrenne triestino colpito da ischemia. La figlia Giovanna, amministratore di sostegno del papà, dinnanzi all’irreversibilità delle condizioni cliniche del padre aveva chiesto al reparto di Neurologica-Stroke Unit di Cattinara di togliere l’idratazione e l’alimentazione artificiale, considerati trattamenti sanitari.

I medici si erano però rifiutati rimettendo la decisione finale al giudice tutelare, come previsto dalla norma sul biotestamento. Ma nemmeno il tribunale non aveva consentito di interrompere le cure.

Di qui la scelta della figlia di rivolgersi alla Salus, che invece aveva dato la propria disponibilità a ricoverare l’ottantaquattrenne e ad accogliere la volontà espressa dai famigliari.

Claudio de’ Manzano era deceduto dopo una ventina di giorni dall’interruzione dell’idratazione e dell’alimentazione, previa sedazione.

La figlia, avvocato di professione, aveva quindi presentato un esposto in Procura per chiedere verifiche approfondite sul modus operandi dell’ospedale di Cattinara in tema di fine vita. Gli accertamenti del pm Lucia Baldovin sono in corso.

In attesa dei risvolti giudiziari, la risposta dell’Azienda sanitaria ha difeso l’operato dei medici del reparto. «In questa vicenda – viene precisato in una nota – Asuits ha agito in base alla normativa vigente».

La direzione  cita la legge in materia di fine vita, la 219/201. Il passaggio del provvedimento che contiene le indicazioni operative per i sanitari è contenuto al comma 5 dell’articolo 3. Lì dove si chiarisce che per chi non ha manifestato la propria volontà con la , (Dichiarazione anticipata di trattamento) – come nel caso del signor Claudio – «la decisione è rimessa la giudice tutelare». Proprio ciò che è avvenuto.

Pertanto, rileva ancora l’Asuits, «abbiamo applicato quanto previsto dalla normativa». La direzione fa  riferimento anche all’articolo 6 dello stesso provvedimento: «Il medico è tenuto al rispetto della volontà del paziente che però non può esigere trattamenti sanitari contrari a norma di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico assistenziali e a fronte di tali richieste il medico non ha obblighi professionali».

Ma sulla vicenda non mancano i dubbi. Logici, più che normativi: in effetti mentre Cattinara non autorizzava la sospensione dell’idratazione e dell’alimentazione, la Salus acconsentiva. Cosa ostacolava dunque l’attuazione del fine vita fin ospedale, se invece nella clinica privata era possibile?  Gli accertamenti della Procura sono iniziati, il fascicolo è aperto.  —

GianPaolo Sarti

 

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