Usa il figlio per minacciare l’ex moglie – Il Piccolo 7.03.2016

Lui è un serbo con un passato da militare. Lei, la sua ex compagna, dopo anni di violenze e soprusi domestici, si è messa con un kosovaro. Un duplice tradimento. E lui ha deciso di fargliela pagare. È un’agghiacciante storia di persecuzioni quella che riporta alla mente le ferite mai rimarginate della guerra dei Balcani: il protagonista si chiama IvanV., ha 39 anni, ed è attualmente sotto processo davanti al giudice Francesco Antoni. Deve rispondere di offese, botte e angherie di ogni genere nei confronti della ex compagna, madre di due figli, con la quale ha in corso una causa di separazione. Ivan è recidivo. Nel 2010, infatti, è già stato condannato a un anno e sei mesi per il suo comportamento nei confronti dell’excompagna. Un comportamento crudele tanto che ha addirittura “suggerito” a un figlio di non chiamare mamma ma prostituta la donna colpevole di non voler più avere rapporti sessuali con lui. Il bambino, pensando di essere spiritoso, ha usato quell’appellativo per giorni ferendo involontariamente la sua mamma che stava disperatamente cercando di uscire dall’inferno in cui Ivan la stava facendo vivere. La donna, già al tempo, ha chiesto aiuto. E l’ex compagno, difeso dall’avvocato Paolo Codiglia, è stato ben presto raggiunto da un provvedimento emesso dal gip su richiesta del pm Maddalena Chergia che gli vietava di avvicinarsi a meno di centometri dalla casa. Il provvedimento, però, non è bastato. IvanV., secondo la denuncia presentata dall’avvocato Giovanna Augusta de’Manzano, il legale che assiste la donna, ha violato di fatto le prescrizioni. Ha infatti raggiunto la ex utilizzando i telefoni cellulari dei figli e più precisamente ha inviato ai ragazzini messaggi sms con contenuti di minacce riferite alla excompagna.
Da qui la decisione del giudice Francesco Antoni di aggravare la misura cautelare disponendo gli arresti domiciliari per l’ex militare serbo. Il provvedimento è stato notificato dai carabinieri di Barcola nella tarda serata di venerdì. IvanV., da allora, non può uscire di casa se non con il permesso del giudice. Se lo fa e viene scoperto dai militari, finisce direttamente in carcere. Negli ultimi mesi la donna ha di fatto vissuto chiusa in casa. Terrorizzata. Con una borsa contenente i suoi vestiti. Sempre pronta a fuggire. Una situazione che le ha causato un grave stato d’ansia. L’ex compagna di Ivan è anche stata costretta a rimanere per qualche periodo fuori dalla propria abitazione per sfuggire alla rabbia del serbo. Praticamente sfrattata. Obbligata a chiedere ospitalità ad amici e conoscenti. Prima della separazione, da quanto emerso, l’uomo aggrediva settimanalmente la moglie con pugni e schiaffi. Una volta, il giorno di Santo Stefano del 2008, Ivan V. l’aveva presa per il collo scaraventandola contro un armadio. Poi era andato in cucina e aveva impugnato un coltello puntandolo alla gola della madre dei suoi figli. Le aveva vomitato addosso un’infinità di insulti. Per essere più offensivo l’aveva chiamata «albanese», anche se lei non lo è, facendo rivivere anche tra le mura domestiche antichi odii etnici. Gli episodi di maltrattamenti non si contano. In un’occasione, dopo che la donna aveva danneggiato l’auto, Ivan V. le aveva preso la testa tra le mani e poi l’avevasbattuta contro il muro. In un’altra, dopo l’ennesima fuga della donna, le aveva inviato dei messaggi sms di morte: «Ti farò pentire di essere venuta al mondo». Poi i messaggini di minacce inviati ai figli. E la rabbia crescente anche per quel kosovaro entrato nella vita di lei. Ora gli arresti domiciliari.

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