Diritto di Famiglia tra Separazione e Divorzio- Dati 2015 Tribunale di Trieste – Il Piccolo 26.12.2015

«Si dovrebbe vivere sempre innamorati. Ecco perchè non bisognerebbe mai sposarsi» recita un noto aforisma.
Fatto sta che in Italia, come in pochi altri paesi europei quali Irlanda del Nord, Polonia e Malta, il divorzio non è possibile ex abrupto, se non in pochi tristissimi casi; lo scioglimento del vincolo è infatti preceduto da una fase obbligatoria di separazione, che un tempo era di ben tre anni di «incubazione», mentre ora è stata ridotta a sei mesi se la separazione è stata consensuale, un anno se è stata giudiziale. Alleluia!
Nell’anno 2015 fino a Natale innanzi al Tribunale di Trieste sono state iscritte 242 domande di separazione consensuali, contro le 334 domande del 2014 e le 368 domande del 2013. Notevole il calo, per cui delle due l’una: o l’effetto crisi economica costringe le famiglie a restare unite oltre ogni umana sopportazione o l’effetto psichico del terrorismo internazionale, -che erroneamente ci viene passato con l’acronimo di ISIS, che ricorda tra l’altro in nome della nota dea dell’amore e della magia, mentre l’acronimo corretto è DAISH (Al-Dawla Al-Islamiya baina Al-Iraq wa Al-Sham, cioè Stato Islamico tra l’Iraq e la Siria)-, ci fa chiudere a riccio e ci rende più pazienti anche con il marito più talebano o la moglie meno provocante. Il numero di separazioni giudiziali invece non ha subito variazioni di rilievo: circa 50 domande negli ultimi tre anni.
I divorzi consensuali sempre a Trieste nell’anno 2015 (sempre fino a Natale) sono stati 251, nell’anno 2014 sono state iscritte 243 domande, nell’anno 2013 i ricorsi sono stati 294, mentre i divorzi giudiziali nell’anno 2015 hanno subito un calo di circa il 20% rispetto agli ultimi due anni.
Tempo di bilanci anche in tema di negoziazione assistita, normativa ormai in vigore da poco meno di un anno: sono state promosse solo 14 procedure di negoziazione assistita dall’entrata in vigore della normativa. La volontà di degiurisdizionalizzare la materia non sembra aver sortito gli effetti sperati di decongestione del sistema giudiziario, visto che in ogni caso non sono le procedure consensuali a intasare i Tribunali della penisola.
Se l’intento era quello di velocizzare la procedura consensuale, dati statistici rilevano che un procedimento di separazione o divorzio a domanda congiunta può durare da due a massimo nove mesi; la durata del procedimento alternativo, anche di quello «fai da te» in Comune, non si discosta però molto dal primo termine, che è poi lo stesso dei Tribunali più virtuosi quali quello triestino.
Le lacune del sistema sono evidenti anche in tema di possibilità di accedere per i meno abbienti all’istituto del patrocinio a spese dello Stato, nel senso che non si può usufruire dell’avvocato «gratis» per le procedure para-giudiziali, quali queste.
Per sposarsi occorre essere in due, per tradire occorre essere necessariamente in tre, per accedere alla negoziazione assistita occorre essere in quattro, in quanto ciascun coniuge deve munito di proprio difensore, non ammettendo la disciplina la nomina di uno stesso avvocato per entrambi, come nel caso di separazione o divorzio consensuale innanzi al Tribunale.
Il fondo statale di solidarietà, di istituzione pre-natalizia, che verserà gli assegni di mantenimento al coniuge in stato di bisogno lì dove non li versi il coniuge obbligato, è una normativa che forse emoziona di più e tocca maggiormente le corde dell’anima.

Giovanna A. de’Manzano

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