Convivenze di fatto e contratti di convivenza a Trieste – Il Piccolo 8.08.2016

Convivenze di fatto, registazione e contratti di convivenza: ecco di dati del Comune di Trieste.

Solo tre sono fino ad oggi le coppie triestine- tutte eterosessuali- che hanno cavalcato l’onda della legge Cirinnà, in vigore da luglio scorso, per iscriversi nei neo-costituiti registri dei conviventi di fatto. Sono finiti i tempi dell’amore «libero»: la nuova normativa incatena chiunque viva in coppia sotto lo stesso tetto. Ora infatti le convivenze tra due persone maggiorenni, siano esse eterosessuali o omosessuali, unite da vincoli affettivi, non legate da rapporti di parentela, affinità, matrimonio o unione civile, passa dall’alea del romantico all’area del giuridico.

Queste le principali conseguenze delle convivenze, con  o senza registrazione in Comune:  diritto di accesso alle informazioni sanitarie in caso di ricovero e diritto di assitenza,  diritto di visita in caso di detenzione carceraria -diritti questi pari al coniuge-, diritto di abitazione del convivente supersistite nell’abitazione familiare per un periodo limitato nel tempo, diritto agli alimenti in caso di cessazione della convivenza a favore del convivente in stato di bisogno.

Tale normativa si applica a tutte le convivenze a due, quindi, eslcuse le triadi poligamiche o poliandriche, nessuna coppia ne è esclusa e ciò indipendentemente dall’iscrizione nell’apposito registro, iscrizione che però diventa conditio sine qua non per la stipula di un contratto di convivenza, sede in cui regolare tutti i rapporti patrimoniali delle coppie, rapporti che altrimenti non ricevono tutela alcuna.

La Presidente della locale sezione dell’Osservatorio Nazionale del Diritto di Famiglia, così commenta: «Pur avendo delle riserve sulla legge Cirinnà, che essendo frutto di compromessi politici risulta poco chiara e lacunosa, ritengo molto positivo l’aver previsto che i conviventi possano regolare i loro rapporti patrimoniali con un contratto da stipularsi avanti ad un avvocato». Palese l’incongruità della normativa

Palese l’incongruità della normativa: all’assenza di obblighi se non morali di assistenza morale e materiale, che sono ben altro da obblighi giuridici,  segue però un obbligo di alimenti a fine convivenza, spada di Damocle che cozza con spontaneità, passione e romanticismo, connotati tipici delle unioni un tempo libere…bei tempi!

Probabilmente la disciplina sarà l’occasione per un facile abuso della stessa, permettendo a mal intenzionati di navigare tra le non ben definite maglie dell’ «affectio», o peggio ancora aprirà il varco a un nuovo titolo di soggiorno per chi ce l’ha scaduto o proprio mai lo ha avuto.

 

Giovanna Augusta de’Manzano

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