Omofobia e Matrimoni Omosessuali – Il Piccolo 22.07.2015

Silenzio chirurgico da oltre un mese per tacere l’indicibile: l’omofobismo o la sua consorella, l’eterosessualità obbligata. In effetti era tutto preimpostato da secoli anche se il modello classico di famiglia e di ruoli fa acqua da sempre in ogni dove e tanto granitico proprio non è, tra il parimenti indicibile divorzio, tra tutta la schiera di reati perpetrati proprio dai familiari contro la loro stessa famiglia, tra procedure di rettificazione di attribuzione di sesso e zone di confine di gender. Fatto sta che i matrimoni omosessuali non hanno ad oggi posto nel nostro ordinamento giuridico: ciò che però non entra dalla porta trova ingresso dalla finestra. Alias, se il legislatore non interviene, ci pensano i Sindaci e i Giudici più sensibili a trascrivere e a ordinare la trascrizione nei registri di stato civile di ciò che per qualche Ministro è stato ritenuto «pericoloso per la sicurezza dello Stato»: il matrimonio omosessuale, rigorosamente contratto all’estero.

Imbarazzante: ci si chiede se sia più imbarazzante che abusivo quel provvedimento emanato dal potere esecutivo, quale l’ordine di cancellazione della trascrizione di quel matrimonio che «non si ha da fare».

I matrimoni trascritti dal Sindaco, quale ufficiale di stato civile, non possono venir annullati se non dal Giudice ordinario. Giù le mani dai registri di stato civile: è quanto sentenzia pure il T.A.R., che ripetutamente annulla l’azione dei Prefetti. Sia mai che un giorno con un provvedimento parimenti illegittimo il potere esecutivo non intervenga a piacere su parentele, date di nascita (se non ovviamente per ringiovanire anagraficamente chi non vuole ricorrere ad altri tipi di manipolazione chirurgica) o gender: potrebbe essere alquanto pericoloso.

Per qualcuno il riconoscimento dei c.d. diritti LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender) è un «suicidio dell’umanità». Suicidio? «Sì, quello degli adolescenti omosessuali, oggetti di bullismo omofobico da parte della cultura patriarcale stereotipata» commenta Antonella Nicosia, Presidente dell’Arcigay di Trieste.

Epurazione sistematica che va avanti da secoli: basta poco per essere catalogati come «diversi» e come tali perseguitati sotto varie forme, dai Catari alle streghe a chi, uomo maschio, si propone con pantaloni rossi e folte chiome che fanno invidia non solo ai calvi. Ma quel che è triste è che la sessuofobia e l’omofobia stanno mettendo a rischio la democrazia del paese.

 

Giovanna A. de’Manzano

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