L’ideologia prevale sulla giustizia – Il Piccolo 19.08.2023
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Un bidello di Roma, accusato di aver palpeggiato una studentessa, è stato recentemente assolto dalla V sezione collegiale del Tribunale di Roma, che così ha motivato la sentenza: “non sono emersi elementi probatori sufficienti a formulare, senza alcun ragionevole dubbio, un giudizio di responsabilità dell’imputato..”.
La notizia di per sé non sarebbe neppure degna di nota, se non fosse per il fatto che sembra essere partito un linciaggio mediatico contro quei Giudici, con tanto di promesse di esposti al Consiglio Superiore della Magistratura e richieste di ispezioni ministeriali. Che si denunci, che si indaghi, che si richieda pure l’ingerenza del potere esecutivo in quello giudiziario; l’unica anomalia che si troverà sono le pressioni indebite che vengono esercitate contro chi si rifiuta di piegarsi all’ideologia dominante e applica invece il diritto al posto di quell’ ideologia.
L’ideologia qui incriminata è quella tale per cui la donna che denuncia reati contro la persona, soprattutto se a sfondo sessuale, è subito vittima, mentre il semplice indagato-uomo diventa in un batter d’occhio colpevole perchè già mediaticamente condannato, in spregio al nostro sacro-santo principio di innocenza fino a sentenza passata in giudicato.
Quando capita poi che sia l’uomo la vittima di abusi emotivi, psicologici e magari anche fisici (sì, esiste anche questo!) da parte di una donna, l’attenzione sembra quasi calare per un senso di vergogna culturale, come se non si fosse ancora storicamente pronti a sgretolare da un lato l’ ideologia dell’uomo forte e invincibile e dall’altro non si riesca ancora a superare il tabù della donna, magari pure madre, che può essere anche una criminale.
Si consideri che proprio nelle cause di diritto di famiglia le denunce per maltrattamenti variamente declinati, per percosse e abusi sessuali sono una vera e propria arma di ritorsione e vengono costruite spesso al solo scopo di eliminare un genitore, perlopiù il padre, dalla vita dei figli; secondo le statistiche però solo in due casi su dieci le denunce risultano fondate.
Quando sono poi i minori le presunte vittime, guarda caso proprio in sede di separazione della coppia, si è visto che, mettendo a confronto bambini vittime di reali abusi con quelli oggetto di denunce infondate, al termine dell’iter giudizario i sintomi e i problemi psicologici sono simili in entrambi i gruppi; anche nel caso di denunce infondate aumenta considerevolmente la probabilità di sviluppare sintomi psicopatologici.
Tutto ciò si gioca al netto dell’immagine sociale dell’accusato, visto che un iter giudizario di questo tipo, seppure si concluda come per il bidello romano, sconvolge l’esistenza e avvelena i rapporti non solo familiari; per riprendere poi -dopo anni- una vita, occorrono forze a dir poco speciali.
Giovanna A. de’Manzano

Il Piccolo 19.08.2023 – Leggi articolo

 

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