Diritti degli Omosessuali – Il Piccolo 10.11.2015

Il Consiglio di Stato pochi giorni fa si è pronunciato circa due attualissime tematiche quali i matrimoni omosessuali e i poteri del prefetto di intervenire sui registri di stato civile: la conclusione a cui è giunto è che in Italia non possono venir riconosciuti i matrimoni omosessuali regolarmente contratti all’estero, e che ben i prefetti hanno la potestà di annullare i provvedimenti di trascrizione dei registri di stato civile effettuati dal sindaco, che agisce in qualità di ufficiale del Governo e quindi in posizione subordinata al prefetto.
Fortunatamente il dibattito giuridico su entrambe le questioninon è così lineare e pacificocomeil Consiglio di Stato vuole far intendere, ma quello che invece non lascia dubbi è la chiusura mentale dell’Italia sul tema del riconoscimento delle unioni same-sex, chiusura che fa approdare a delle conseguenzenon irrilevanti.
La Corte di Strasburgo ha infatti già sanzionato l’Italia per non aver adottato una qualche forma di tutela giuridica alle unioni omosessuali per violazione dell’art. 8 Cedu, articolo che tutela appunto la vita familiare, pur riconoscendo la Corte un margine di apprezzamento nella declinazione di forme e intensità di queste unioni.
L’etero-normatività di stampo patriarcale, di cui è intriso il nostro ordinamento, che aberra istituti ritenuti de-genere, cioè fuori dagli schemi dei rapporti dei due generi ormai diventati norma giuridica, è ben esemplificata nella sentenza de qua. Chi è diversamente desiderante rispetto all’eterosessualità obbligatoria non trova ad oggi norme a propria tutela.
«Abbiamo la certezza che gli omosessuali esistono mentre non abbiamo la certezza che esista Dio, manonostante ciò neghiamo i diritti agli omosessuali per paura che Dio si infastidisca».. .ha fatto notare qualcuno.
Il mancato riconoscimento del diritto a una vita familiare agli omosessuali che hanno contratto matrimonio all’estero porta a conseguenze a cascata anche sui loro figli, minori che si trovano in Italia con diritti non così certi quanto i figli di coppie eterosessuali.
Se due madri spagnole si stabiliscono in Italia con la loro prole, non potranno neppure divorziare nei nostri tribunali invocando le norme di diritto internazionale privato, visto che non risultano neppure sposate. Come si regolamenterà allora il diritto di visita delle due madri al figlio in caso di separazione di fatto della coppia? E soprattutto, quale delle due verrà riconosciuta madre? Cioè c’è il rischio che una delle due si trovi improvvisamente senza tutela alcuna, anzi c’è il rischio che il figlio non trovi piena tutela come l’avrebbe in altri Paesi meno etero-normativizzati?
Eppure in Italia viene riconosciuto il diritto di entrambi i genitori same-sex all’affidamento congiunto del figlio e ciò accade nel caso in cui uno dei genitori, già coniuge dell’altro, abbia proceduto alla rettificazione del proprio sesso, caso lampante in cui il problema del mancato riconoscimento dei diritti agli omosessuali esce dalle finestre delle giurisdizioni superiori per entrare dalla porta del tribunale ordinario, ingresso lato parcheggio.
I tentativi falliti non dovrebbero essere fonte di frustrazione, visto che le rivoluzioni non le fa una sentenza del Consiglio di Stato, né si fanno da un giorno all’altro.

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